Guardare Oltre


"Ma poi che cosa è un bacio? Un giuramento fatto
un poco più da presso, un più preciso patto,
una connessione che sigillar si vuole,
un apostrofo roseo messo tra le parole, t'amo"
[Edmond Rostand - Cirano de Bergerac]

Cos'è un bacio | Cyrano

E cosa è una parola? Una connessione che sigillar vuole. Quella connessione, o meglio relazione, che si crea tra le persone quando comunicano tra loror. In semiologia o in linguistica, autori come Umberto Eco o Tullio De Mauro, ci direbbero che è l'unità minima dotata di senso/significato di un  linguaggio, sia esso una lingua scritta o parlata. Una sillaba, una vocale o una consonante, un fonema non sono dotati di significato, ma una parola si. Una parola riesce a darci un'idea sia di ciò che è concreto che di ciò che è astratto, di qualsiasi cosa la nostra mente sia in grado di concepire. Un gatto, una casa, il bene, il male, l'amore, un bacio...

Semiotica e Comunicazione

Potremmo invertire la precedente affermazione. La mente è in grado di concepire solo ciò che il linguaggio è in grado di esprimere. E' per questo motivo che luoghi in cui si parlano lingue diverse hanno modi leggermente diversi di concepire il mondo. La cosa è ancora più evidente quando le lingue sono notevolmente diverse tra loro: si pensi alle differenze che esistono tra la cultura occidentale e quella dell'estremo oriente.
Non è solo la lingua influenza il modo di concepire il mondo, ma lo è anche il modo di comunicare. Fino a circa 5 mila anni fa la tradizione e la cultura si trasmetteva solo oralmente, poi fu inventata la scrittura. Nasce la scrittura per immagini, i geroglifici, i caratteri cuneiformi, fino ai caratteri alfabetici in uso oggi o gli ideogrammi utilizzati in Cina e Giappone. La scrittura ha fortemente influenzato il nostro modo di pensare. Quando i prima caratteri alfabetici cominciarono ad essere usati in medio oriente, qualche migliaio di anni fa, la direzione della scrittura procedeva da destra a sinistra ed era fatta solo di consonanti e non da vocali. Questa situazione richiedeva che per l'interpretazione un testo era necessario avere uno sguardo di insieme di tutto lo scritto per comprenderne il reale significato. Il contesto diventa altrettanto importante del testo stesso. Un insieme di lettere da sole, una parola, presa singolarmente, essendo fatta di sole consonanti poteva avere un numero di omonomie molto superiore rispetto a quanto accade nella moderna scrittura occidentale. Inoltre il senso di lettura da destra a sinistra privilegiava l'uso dell'emisfero destro del cervello, quello che si dice sia la parte della nostra mente a cui è deputata la sintesi, la spazialità e la creatività (non è esattamente così, ma per i nostri scopi possiamo considerare valida questa semplificazione). 

Scrittura e pensiero

Furono gli antichi greci che aggiunsero le vocali e cominciarono a scrivere da sinistra a destra, come facciamo oggi, privilegiando l'uso dell'emisfero sinistro, quello che si dice sia deputato alla logica, l'analisi e il linguaggio. E' proprio nell'antica Grecia che si sviluppano infatti l'oratoria, la filosofia e la scienza che sono alla base della cultura occidentale.
Se la scrittura ha, in qualche modo, influenzato il nostro modo di concepire il mondo e di pensare, altrettanto hanno fatto una serie di invenzioni che hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare. La pergamena, il papiro e la carta prima, ma molto di più l'invenzione della stampa, nel XV secolo, che consentì una diffusione molto più ampia della cultura e della possibilità di leggere.
Le cose cambiarono ulteriormente nel XX secolo: l'elettricità portò all'invenzione del telegrafo, della radio, del telefono, della televisione. Il mondo è diventato più piccolo, le distanze si sono ridotte. All'inizio degli anni '90, il digitale prima ed il web dopo, hanno ulteriormente ristrutturato la nostra mente e il modo dell'uomo di relazionarsi  con gli altri. Cellulari, Smartphone, Tablet e Social hanno dato vita al web 2.0, che si appresta con il 3.0 (il web semantico) a diventare un'autocoscienza quasi indipendente  dall'uomo. Siamo così giunti al nostro XXI secolo.

Comunicazione e Web

Tutto è onnipresente e disponibile. Siamo immersi in una una nuvola di informazioni e di parole. 

Siamo più connessi, ma sono proprio le parole che rischiano di perdere la loro caratteristica di connettere le persone.

Un apostrofo roseo messo tra le parole. Così come il bacio di Cirano, anche le parole diventano relazione quando sono collegate ad altre parole. Una parola da sola non rappresenta un pensiero, ma solo poco più che un verso, un semplice suono. Una parola è anche un sorriso, uno sguardo, un'espressione. Parole di un linguaggio che non è quello verbale, ma è quello del corpo e dell'anima.
Oggi il web 2.0, o meglio, l'uso che ne facciamo, sembra ci voglia portare a fare il processo alla parola, la singola parola estrapolata dal discorso. 

Le parole diventano più pesanti, dure, cattive. 

Di contro le persone diventano più leggere, più fragile, sole. Sole, perchè se si da importanza alla singola parola e non al discorso non si crea relazione. 

Così una parola, una singola parola definisce la persona e, spesso, questa persona diventa il nemico o l'adultera da condannare (uso la figura dell'adultera del Vangelo per indicare l'uomo in generale). Una parola, un'immagine o un video sono la persona e non l'insieme delle sue parole, fatte di pensieri, emozioni, espressioni, di discorsi, di vita. 
Non sono i social, è l'uso che se ne fa. Con un coltello puoi ferire una persona, ma puoi anche affettare il pane per dividerlo con il tuo fratello o la tua sorella. Basta guardare oltre e non fermarsi alla singola parola, al titolo, allo slogan, all'immagine o video sul web o sulla strada. Guardando oltre.

Parole Pesanti Persone Leggere

Sette e mezza di sera sul grande raccordo anulare. C'è una luce fantastica, ideale per scattare una fotografia. Ad inizio settembre, se ci si sposta dall'uscita della Roma-Fiumicino verso l'Appia,  nello specchietto retrovisore si riflette la palla rossa-arancio del disco solare che sta per tramontare. Mi tornano i bei tramonti che ho lasciato nella mia Calabria, quelli sul mar tirreno, dove il sole lentamente si tuffa nel mare come un'atleta di nuoto sincronizzato.

Tramonto sul mar Tirreno in Calabria

Al mio fianco c'è l'amico Nicola e stiamo tornando verso casa. Abbiamo appena finito la nostra partita di calciottto, la prima della stagione dopo le vacanze estive. Siamo stanchi e non siamo molto loquaci. Anche un po' delusi, perché nonostante abbiamo fatto una bella partita abbiamo perso.  A farci da sottofondo c'è l'autoradio. 
- E' la dura legge del gol..., dice Nicola
- Cosa?
- La canzone di Max Pezzali... o degli 883? Non ricordo se si erano già separati o no.
- Stai ancora pensando alla partita?
- Be', avremmo dovuto vincere con 4 o 5 gol di scarto. 
- Va be', che importa, non è che c'era in palio la coppa del nonno.
- Si però... aspetta, aspetta. Ascolta.
In radio stanno trasmettendo un dibattito sulle proteste suscitate dalla campagna del Fertility Day che è in procinto di lanciare il Ministero della Salute.
- E' proprio impazzita... ma che le passa nella mente a quella?
- A chi, al ministro?
- E a chi se no? Ti pare normale? Solo in Italia succedono queste cose... Siamo nel medioevo. Ma hai visto le cartoline o letto gli slogan? "La bellezza non ha età, la fertilità si"? Ma siamo impazziti?
- Si, anche se tutto questo scandalo non lo capisco...
- Non lo capisci? E' un'offesa a tutte le donne, agli uomini, alle coppie di qualsiasi genere... La dignità di una donna, o di una coppia, si misura in base ai figli che fa?
- Non credo sia questo il problema. Certo i messaggi sono duri, forse non del tutto appropriati, ma le campagne contro il fumo o sulla sicurezza stradale non mi sembra che utilizzino un linguaggio meno deciso.
- Ma qui si parla della dignità delle persone. 
- Sono d'accordo. Quei soldi potevano essere spesi meglio, per preparare un ambiente e una società più accoglienti per i bambini e soprattutto per chi decide di avere un figlio...
- Infatti, fai i figli e poi che gli dai da mangiare? Come li tiri su? 
- Mi ripeto: c'è molto da fare nel nostro paese e per la nostra società, anche se in fondo i nostri nonni facevano figli anche senza avere il posto o uno stipendio fisso... oggi pare sia impossibile.
- Non sono più quei tempi, Andre'!
- Però, spiegami cosa c'è di scandaloso in quegli slogan.
- Tutto!

#FertilityDay, Slogan


- Per quanto duri e inappropriati possono sembrare quei messaggi sono oggettivamente rispondenti alla realtà.
- Ma quale realtà? Oggi si può avere un figlio a 40 anni tranquillamente e probabilmente è anche meglio, perché avrai a che fare con una coppia di genitori più consapevoli.
- Questa mancanza di fiducia nei giovani non la capisco. Se continuiamo così non diventeranno mai adulti, mai consapevoli, nè par fare un figlio nè per nient'altro. Sarò fortunato ma io conosco tanti giovani in gamba, responsabili e consapevoli. E comunque in Italia di figli non si fanno e siamo il paese con una delle più basse natalità al mondo.
- Quindi riduciamo tutto a un puro fattore di numeri ed economia?
- No, non voglio dire questo. Voglio dire solo che siamo fatti di sangue, carne e ossa. Per quanto vorremmo astrarci da questo fatto inconfutabile resta la realtà. Nico, non siamo dei, siamo solo uomini, con i nostri limiti. Anche in questo caso è la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però vince chi segna più.
- Come no. Parliamo di vita, non di una partita di calcio. I limiti si superano.
- - A quale prezzo? A quello di perdere la nostra umanità? Quell'essere fatti di sangue e carne, l'essere limitati e imperfetti ci rende unici e inimitabili. La perfezione ci renderebbe tutti identici ed è comunque uno stato irraggiungibile. Resta il fatto che fare un figlio a trent'anni è biologicamente più facile che a quaranta.
- Non guardi oltre amico e comunque stai andando troppo sul metafisico per i miei gusti. E' che siamo un paese di... guarda cos'è successo con il terremoto?
- Cosa vuoi dire?
- Se fossimo un paese civile ci sarebbe stato qualche danno, qualche ferito ma niente di più. Hai  letto poi quell'articolo in cui si dice che si prevedono terremoti almeno 30 volte più intensi di quello di qualche giorno fa?
- Si... ci voleva Mandrake. La scala Richter è logaritmica, quindi un terremoto 30 volte più intenso significa poco meno di una magnitudo di un grado Richter in più rispetto a quella del terremoto di qualche giorno fa, in pratica come il terremoto dell'Irpinia degli anni Ottanta. Quindi ci sono già stati nella storia recente terremoti trenta volta più intensi, è facile pensare che ce ne potranno essere altri simili.
- Certo in Giappone non se ne sarebbero neanche accorti... Quello si che è un paese civile.
- E' solo una questione di percezione, Nico. Secondo te è più rischioso viaggiare in auto o in aereo?
- Conosco bene le statistiche...
- Va be', lascia stare le statistiche, ti senti più sicuro in auto o in aereo?
- In auto, anche se so che è più rischioso...
- Appunto, è una semplice questione di percezione: l'auto ci fa meno paura perché la usiamo tutti i giorni, anche se le statistiche dicono che è molto più frequente un incidente d'auto che un disastro aereo e che i morti sulle strade sono enormemente di più rispetto alle vittime di incidenti in volo. Lo stesso vale per i terremoti.
- Non capisco dove vuoi arrivare...
- Ho letto anch'io quell'articolo in cui si lodavano i metodi costruttivi utilizzati in Giappone o in California, ma è una questione di tradizione e percezione. In tutta l'area mediterranea si è sempre privilegiata la pietra, e poi il cemento, come materiale per la costruzione degli edifici. In Giappone e Satati Uniti, invece, si è da sempre utilizzato il legno, un materiale più elastico e più resistente ai movimenti tellurici. Ma soprattutto quel che conta è la percezione. Succede come per le auto e gli aerei.
- Voglio proprio vedere dove vuoi arrivare. Significa che siamo destinati a morire sotto le macerie quando c'è un terremoto?
- No. Sicuramente dobbiamo darci da fare per rendere sicure le nostre abitazioni, ma non possiamo darcene una colpa a priori per quella che è il nostro stato attuale. In Italia l'ultimo terremoto catastrofico è stato nel 2009 a L'Aquila, sette anni fa, e prima ancora nel '97, quasi 20 anni fa, in Umbria e Marche. Se si fa una media dei terremoti dal 1900 a oggi sopra i 5 gradi Richter, in Italia se ne registrano circa uno o due all'anno. In Giappone c'è un terremoto sopra i 5 gradi Richter ogni settimana, in alcune settimane ce ne sono anche più di uno. E' chiaro che per loro la percezione del rischio terremoto è assolutamente diversa rispetto alla nostra. Per loro i terremoti sono come per noi viaggiare in auto.

Terremoto Amatrice, Accumoli, Arquata


- Quindi siamo dei destinati, come dicevo prima...
- Non lo so. Le disgrazie accadono. L'inevitabile esiste e diventa evitabile solo dopo che è accaduto. 
- Non è il terremoto che fa le vittime, ma chi costruisce le case.
- Può essere, ma quando accadono certi fatti credo che la prima reazione debba essere la solidarietà e l'aiuto e, se credi, la preghiera. Poi viene il momento del dolore e del conforto, a cui deve seguire la voglia di ricominciare. La polemica, l'indagine, la critica ci devono essere, per imparare ed evitare o mitigare quello che è accaduto, ma solo dopo avere provveduto all'essenziale.
- Ci vuole razionalità e progettualità.
- ... di gente che è fatta di sangue, carne, ossa e terra. 

Nel frattempo il disco color rosso sangue è ormai scomparso all'orizzonte alle nostre spalle e si vedono solo i bagliori arancioni che disegnano i contorni delle nuvole.

Alla luce del tramonto