20.30 passate da pochi minuti. Quasi in perfetto orario,
stasera è andata bene. Quasi.
“Minghia, piove!”
Evito normalmente di dire le parolacce. Ma questa
esclamazione è solo un mio pensiero, nessuno lo può sentire. Piove bene anche!
Non è semplicemente una pioggerellina leggera ,come domenica scorsa. Forse
dovrei togliere il cappellino dallo zaino e indossarlo per ripararmi la testa.
Rinuncio. In fondo il cappellino è di lana e ci metterebbe qualche ora ad
asciugarsi. La mia testa invece è ormai ricoperta quasi esclusivamente da
pelle, se si esclude il pizzetto e ciò che rimane dei miei capelli,
opportunamente portati alla lunghezza massima di 3-4 mm. Il seicentino mi
aspetta nel parcheggio, a pochi metri dalla stazione e quindi di pioggia ne
prenderò comunque poca.
Peccato essere usciti tardi dall’ufficio. Avrei potuto
prendere il treno precedente e arrivare a casa un’ora prima, per godermi un po’
di più la famiglia ei bambini. Va bene lo stesso.
Arrivo a casa. Yoyo sta facendo ancora i compiti. Cesca lo
aiuta. Mimmi gioca con la WII e Jaja guarda Supermario che si muove sullo
schermo come se fosse un cartone animato. Saluto bimbi e moglie. Sono stanchi.
Per loro è stata una giornata lunga. Lei doveva sbrigare diverse commissioni durante
il pomeriggio e i bambini l’hanno dovuta seguire. Sono anche loro rientrati da
poco a casa. Provo a fare imparare a memoria una poesia a Yoyo. Mi segue per un
poco, ma è troppo stanco. E anarchico, come al solito… Decidiamo che per
stasera basta così, ha studiato abbastanza. Mimmi ha liberato la TV dal videogioco,
è ora di cena. La riaccendo e faccio un po’ di zapping cercando un programma
che sia il più noioso possibile per i bambini, in modo che si convincano ad
andare a letto subito dopo aver mangiato, senza fare troppi capricci. Sappiamo
bene che sarà un’allegra lotta come ogni sera. Inizio a scorrere i canali,
cominciando da rai 1.
Arrivato al 5 mi fermo. C’è Striscia la Notizia. E’ da anni che non seguo e vedo più quel programma.
In realtà a casa nostra si guarda poca TV in generale. Molti cartoni. Per il resto film, serie TV e animate in DVD. Anche in lingua originale con i sottotitoli. MI ha attratto un servizio sul maltrattamento dei cani. Gli occhioni grandi dei cuccioli, il loro scodinzolare. L’andamento allegro e amichevole di vari cani che si aggirano per la casa. Sono decine.
Capisco che nei giorni scorsi alcuni cani sono stati
soccorsi e portati in una clinica veterinaria gravemente feriti. In quella
casa, il sovraffollamento di animali porta ad una situazione critica, nella
quale i cani finiscono per lottare tra loro e i più deboli soccombono e vengono
sbranati dai più forti. Il cronista cerca di far capire al proprietario di casa
che è una sua responsabilità, questa situazione. Non può allevare così tanti
animali costringendoli in spazi così piccoli. E’ inevitabile che questo degrado
porta i cani ad assumere atteggiamenti aggressivi verso i propri simili o
autolesivi. A causa dello scarso spazio disponibile, alcuni cani hanno
difficoltà a camminare. Ne noto uno con le zampe posteriori quasi paralizzate.
L’uomo incalzato dalle domande dell’inviato di Striscia la
Notizia cerca di difendersi. Da la responsabilità alla madre. Al proprio stato
di salute non buono. Ha i capelli lunghi e la barba. Avrà tra i trenta e i
quarant’anni. Indossa una maglietta e dei pantaloncini corti, nonostante sia
inverno. Lo sguardo è spento. Le palpebre sono in parte abbassate e gli occhi
sono lucidi, come dopo una sbornia. Parla a fatica, sforzandosi di legare una
parola all’altra, con frasi brevi e semplici. Balbetta un poco. Sulle gambe,
quando viene inquadrato a figura intera, noto delle escoriazioni. Da quel che
dice, per giustificarsi davanti alle domande e alle affermazioni incalzanti del
cronista, si capisce che è un ex tossicodipendente. Ex, forse. Dice di fare uso
di metadone. Prende anche delle pillole per il cuore, dice. Rivaluto la sua età
apparente. La droga ti fa apparire più vecchio di quel che effettivamente si è.
Mentre parlano sull’uscio della porta di ingresso, di quella che è poco più di
una baracca, si intravede dell’acqua che sta allagando il pavimento. L’uomo
intervistato va ancora più in confusione.
Il servizio termina segnalando ai telespettatori che sono
intervenute le autorità competenti, che verificato lo stato di degrado dell’abitazione,
hanno portato via gli animali nel canile municipale.
Si ritorna nello studio e
la Hunziker e Greggio, con l’espressione costernata, annunciano un numero
telefonico a cui chiamare per adottare uno dei cani salvati dai maltrattamenti
subiti in quella casa. In sovraimpressione il numero di telefono. Alle spalle
dei conduttori la fotografia dei cuccioli liberati.
Cambio canale. Nella mia testa è rimasta però quella
espressione. Non quella dolce e indifesa dei cani. Quella fragile e altrettanto
indifesa di quell’uomo, con il cervello bruciato dall’abuso di sostanze
stupefacenti. Per lui nessun numero di
telefono per qualche offerta di aiuto. Chissà se le autorità competenti si sono
prese cura anche di lui e di sua madre. Certo la sua è stata una scelta di vita.
Sbagliata, ma una scelta. Forse. I cuccioli non hanno potuto scegliere. Rimane
quello sguardo perso nel vuoto dei cani e del loro ex compagno di vita. Una
vita probabilmente triste e sofferta. Ma una vita. Una vita anche di quell’uomo.
Più preziosa? Quel che ne rimane sono delle parole sbiascicate. Delle gambe
magre ed escoriate. Dei capelli arruffati. Degli occhi lucidi. Uno sguardo perso
nel vuoto, alla ricerca di qualcosa…
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