Un #razzista. Cosa è un razzista? Un piccolo uomo o una piccola donna. Una persona che ha paura. Si, ha paura, di quelle paure di bambini che sono a volte motivate, altre volte no. E' un piccolo uomo o una piccola donna in cerca di protezione.
Dalla paura nascono tutti i mali del mondo. Lo ricordava spesso Papa Wojtyła quando ripeteva l'insegnamento del Vangelo "non abbiate paura!".
Il razzista non ha paura del colore differente della pelle o di un diverso credo religioso. Non ha paura della diversità di etnia, paese, genere, colore politico, orientamento sessuale o filosofia. Il razzista teme la loro mancata integrazione nella sua società. Spesso lui stesso non è pienamente integrato, o addirittura non è affatto integrato, nella società di cui vuole a tutti i costi essere considerato una parte.
Il razzista non teme l'uomo di colore benestante, che ha un lavoro che sembra onesto, che frequenta gli stessi luoghi e tempi di coloro che fanno parte della società di cui lui si sente membro. Teme colui che vive ai margini. La persona che mendica. Il povero. L'uomo o la donna che vive di espedienti, al limite o fuori dalla legalità.
Non ha paura del ricco petroliere di Dubai, ma del magrebino che spaccia nelle strade, e alla fine anche di quello innocente che cerca di sopravvivere lavorando alla giornata, perché anche lui vive ai margini e solo per questo viene associato ai secondi e non ai primi, benchè tutte e tre le tipologie professano la stessa religione, diversa da quella del razzista.
L'antisemitismo del passato nasce dal ghetto, dalla città nella città, dal paese nel paese, da un'altra società diversa e separata da quella ufficiale. Il ghetto viene creato la società stessa che nello stesso tempo lo teme e lo rigurgita e finisce per marchiare le persone che sono in qualche modo riconducibili al ghetto, anche quando ormai non vivono più in qual mondo separato e distinto. Lo stesso fenomeno si è verificato negli Stati Uniti con le varie Little Italy o China Town. Lo stesso fenomeno si verifica con i campi Rom o con certi quartieri difficili delle nostre città.
La mancata integrazione. L'incapacità di creare una società unica e paritaria, non classista e solidale. L'integrazione si coltiva: occorre preparare il terreno, dissodarlo, renderlo fertile perchè i semi della diversità, che è anche ricchezza, possano attecchire e fruttificare. Se il terreno non è pronto e non vengono create le opportunità i differenti semi si accumulano sulle poche zolle fertili e competono tra loro per accaparrarsi acqua e sostanze nutritive.
Una lotta tra poveri: poveri di diversi colori e credo, ma tutti poveri.
Spesso si dice che l'occidente ha sfruttato i paesi del terzo mondo: non è vero. Alla fine dell'800, e fino a quasi la metà del secolo scorso, lavorare in fabbrica o scavare il carbone nelle miniere nel ricco occidente non era affatto meglio che vivere nelle colonie del terzo mondo. Non era l'occidente che sfruttava i paesi del terzo mondo, ma pochi individui che sfruttavano le classi operaie e agricole del primo mondo e le risorse, umane e materiali, del terzo. Solo nell'epoca d'oro, dopo la seconda guerra mondiale, a partire dagli anni sessanta, si sviluppò in occidente un benessere diffuso. Quel benessere diffuso sta progressivamente diminuendo negli ultimi decenni. Il divario economico tra ricchi e poveri si allarga sempre più: i media, e la cultura dominante, continuano a misurare il benessere con dati finanziari che valutano parametri macro-economici e a volte poco comprensibili (il PIL, lo spread, il debito pubblico, la disoccupazione, l'inoccupazione, ...). Numeri che misurano i totali e non la distribuzione equa della risorse, così come il benessere del singolo. Chi ha tanto ha sempre di più, chi ha poco sempre di meno. Chi aveva quanto gli bastava, vede le sue risorse progressivamente assottigliarsi. Il numero dei ricchi diminuisce, quello dei poveri aumenta. Molti a contendersi poche zolle fertili. Pochi a godere del giardino dell'Eden. Se la misura continua a rimanere il parametro finanziario e non l'essere umano si genera solo conflitto e paura. La paura amplifica se stessa e i conflitti, diviene barriera all'integrazione in una società accogliente.
Una lotta tra poveri: poveri di diversi colori e credo, ma tutti poveri.